Guarda tutte le foto della Tailandia.
Facendo un giro per Chiang Mai ci ritroviamo per puro caso nel Sunday Market, il mercato della domenica. Un’infinita distesa di bancarelle di ogni genere: abbigliamento, cibo (tanto cibo), gadget, argento, artigianato, quadri, stoffe e soprattutto massaggiatrici e massaggiatori sparsi per ogni dove. Non resisto e così mentre Paolo si vede una parte del mercato io mi concedo trenta minuti di massaggio con l’olio sui miei cotechini (polpacci) e piedi. Talmente rilassante che quasi mi addormento, il tutto per poco più di un euro! Torniamo verso l’ostello perchè domani partiremo per il nostro trekking e la sveglia suonerà abbastanza presto. La mattina, dopo una sana colazione con frutta e cereali, conosciamo i nostri compagni di viaggio, una spagnola, un tedesco e due ragazzi sud coreani. Per fortuna la guida che due giorni fa ci aveva parlato delle serate a base di oppio e alcol non viene e ce ne danno un’altra. Saliamo sul pick-up e uno dei sud coreani rompe il ghiaccio presentandosi “My name is Chan”. Questo è davvero un personaggio buffo e di mestiere fa il doppiatore di film mentre l’altro, che non parla una parola di inglese, è un cuoco di sushi. Con un tedesco, una spagnola e due italiani Chan tira fuori l’argomento calcistico che è sempre un grande classico. La spagnola poi interviene dicendo che i coreani sono famosi per il tennis e per il ping-pong e chiede: “Fate anche voi i ping-pong show?” Tutti, compreso Paolo, scoppiano a ridere come dei matti e pure l’altro coreano che non parla inglese capisce e ride, tutti tranne me. Cosa c’è di così tanto buffo, il ping-pong è uno sport come un altro, allora Paolo mi spiega che in Tailandia il “Ping-Pong Show” è uno spettacolo hard che fanno le ragazze nei night club, durante lo show le fanciulle come dello slot machine, invece di una lauta ricompensa, sparano sul pubblico le palline (dalle parte intime!). Ovviamente i sud coreani sono andati a vedere lo spettacolo e hanno gradito molto. Questi due sono proprio dei matti completi, Chan ha le unghie della mano sinistra dipinte con dei disegnini ma ha subito precisato che lui non è un Lady boy ma che gli piacciono le ragazze. Dopo poco sempre a Chan dalla tasca dei pantaloni gli cade un pezzo di legno grande quanto un cellulare, il legnetto non è altro che una riproduzione di un pene! Come se niente fosse lo raccoglie e se lo rimette in tasca, noi rimaniamo un po’ perplessi anche perchè dovremo dormire una notte insieme. Dopo tre ore di macchina arriviamo su per le montagne dove prima di metterci in marcia pranziamo. Chan mette sul tavolo il pezzo di legno di prima e la guida gli chiede perchè si porta ha con se un fallo di legno. Chan gli risponde che ha comprato questo souvenir in un tempio a Bangkok e che è una specie di porta fortuna contro gli incidenti ma che solo gli uomini lo possono portare con se. La guida si fa una risata dopo di che partiamo verso la vetta. Il caldo è torrido e il cammino è difficile e molto pesante, talmente duro che quasi ci dimentichiamo di guardarci intorno a contemplare la natura. Il sentiero è un continuo sali scendi tra foresta, risaie e campi di grano. Il paesaggio è davvero meraviglioso ma dopo un’ora di cammino quasi non ce la facciamo più. Vedo davanti a me il gruppo, ultimo della fila Paolo ed io sono sempre più indietro rispetto agli altri. Ormai la mia andatura è da pachiderma, più che un trekking la mia sembra una processione lenta e dolorosa mi manca solo la candela in mano. Ci fermiamo per un break in un piccolo villaggio, beviamo un po’ d’acqua e ci bagniamo sotto una fontanella mentre la guida ci prepara dei bastoni con pezzi di canna di bambù perchè la strada diventa ancora più dura e ne avremo ancora per altre tre ore! Siamo tutti già abbastanza stanchi ma la vera zavorra del gruppo non sono gli zaini ma io che ormai non piego quasi più le ginocchia insomma cammino come un omino del Lego. Il coreano che non parla inglese mi porta lo zaino su per un salita faticosissima mentre la guida mi prende per mano e mi tira, come se fossi una slitta. Che figuraccia..
I paesaggi sono sempre più belli e incontaminati ma quello che tutti noi vogliamo è arrivare al campo base dove finalmente poter riposare. Così dopo ore di supplizio e con qualche break di mezzo finalmente arriviamo alle cascate, a 40 minuti dal villaggio dove dormiremo. Qui ci concediamo un divertentissimo e rigenerante bagno nel torrente e dell’idro massaggio naturale sotto la cascata, l’acqua è fredda e tonificante. Percorriamo gli ultimi metri e finalmente arriviamo al villaggio: tre capanne, senza luce ne acqua. Accendiamo il fuoco e mentre le donne cucinano noi ci facciamo una doccia con l’acqua del fiume. La cena è ottima e la consumiamo a lume di candela poi ci spostiamo tutti intorno al fuoco dove schiattiamo dal ridere raccontandoci storie di ogni tipo, ovviamente Chan tiene banco ma a sorpresa anche l’altro coreano miracolosamente abbozza qualche parola di inglese risultando ancora più simpatico del suo amico. Ad un certo punto salta fuori un tipo magrissimo con tanto di pipetta per l’oppio ma se lo dovrà fumare da solo con la guida perchè nessuno di noi accetta di provare quel che rimane del triangolo d’oro. La stanchezza si fa sentire così andiamo tutti a nanna sotto la capanna, il tetto è fatto di bambù e coperto di foglie mentre il letto non è altro che il pavimento della capanna stessa, sollevato da terra. Fuori il cielo nero è ricoperto da un’infinità di stelle, meraviglioso.
Il mattino seguente, dopo una bella colazione, arrivano gli elefanti su quali faremo una parte del percorso. In teoria oggi si dovrebbe camminare pochissimo. Paolo si mette sulla testa dell’elefante con le gambe intorno alle orecchie mentre io sono sulla groppa. L’elefante cammina nella foresta con un’andatura lenta e morbida, bagnandosi ogni tanto con l’acqua dei torrenti e mangiando qualche foglia. Insieme a noi c’è anche un cucciolo di elefante che combina un sacco di guai, si ferma di continuo per grattarsi, si fa il bagno in ogni rigagnolo d’acqua e gioca con ogni cosa. Ogni volta che l’elefantino si ferma le due femmine di elefante lo aspettano mentre il maschio procede per il sentiero. Ad un certo punto l’elefantino protesta contro la guida e cerca di scappare lontano così le due elefantesse, su una delle quali ci siamo su noi, lo rincorrono e lo fermano! Questi femminoni sono davvero premurosi e attenti. Dopo due ore in groppa al pachiderma ci attende un’ora di canoa per ridiscendere il fiume fino alla macchina che ci riporterà all’ostello. Dalla zattera di bambù ci lasciamo trasportare con calma e ogni tanto ci scappa pure un bel bagno. Nonostante non sia un rafting estremo è comunque molto divertente, di tanto in tanto abbiamo incontrato qualche rapida dove non è mancate qualche caduta.
Il trekking è ormai finito, ci rimettiamo sul pick-up e ci addormentiamo tutti per la stanchezza. I quadricipidi ci fanno malissimo, siamo distrutti dalla camminata ma adesso siamo in ostello, doccia calda, cibo e una sana dormita in un soffice letto. Domani sera si parte verso il Laos.
ecco adesso che per leggere tutto sto popò de robaho fatto tardi, cerco di recuperare per strada e non arrivare a lavoro tardi come al solito!
ah ma finirà st astoria eh, aaaaaaaaaah se finirà !
ciao bellissimi buon proseguimento!
…che bello sto trekking… bellissimo!
ma dai zapa!dov’è finito il tuo corpo esile e scattante?sul fondo della terrina dei noodles???
bello, grazie.
Ciao mi e’ piaciuto tantissimo il tuo trekking. Era davvero cosi’ pesante? Mi potresti dare qualche informazione in piu’? per esempio come lo hai prenotato e dove.
inoltre sai dirmi se ad agosto e’ fattibile? per via delle pioggie…
grazie mille in anticipo
Alessandra