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La mattina seguente facciamo un giro per la città. Qui ci sono poche macchine e qualche pick up che fa da bussino, altrimenti la gente va in giro in bicicletta o con dei carrettini trainati da un cavallo. Ci sediamo a prendere una tazza di caffé e un té sotto un tendone, in televisione trasmettono un programma americano “Guinness dei primati”, sorseggiamo le bevande mentre in tv c’è qui tira un camion per tot. di metri con i denti e chi soffia dentro una boule dell’acqua calda fino a farla scoppiare. Ci accorgiamo dopo pochi secondi che quel programma è degli anni ’80! E dopo i guinness dei primati trasmettono una specie di “giochi senza frontiere” che forse è ancora più vecchio..la Birmania ha solo due canali televisivi e ovviamente anche quello che passa in tv deve essere ben controllato..
Mentre guardiamo la tv un monaco ci si avvicina e ci chiede da dove veniamo, se siamo sposati e altre cose. Dopo un po’ di chiacchiere ci regala dei semini da sgranocchiare e ci saluta con amorevole affetto, solo per aver condiviso qualche minuto insieme per parlare del più e del meno. Qui il contatto con la gente è splendido, davvero diverso.
Finito il caffé, facciamo ancora due passi fino al mercato e ceniamo abbastanza presto perchè questa notte la sveglia suonerà alle 3 del mattino perchè dobbiamo spostarci a Inle Lake.
Ancora con gli occhi incollati dal sonno saliamo sul pullman che è decisamente mal concio, i sedili sono fatti a panca e sono molto alti perchè sotto i posti a sedere sistemano scatoloni e borsoni. Si parte e all’alba attraversiamo un villaggio dove vediamo un’interminabile numero di monaci rigorosamente in fila indiana in giro per la questua.
Il paesaggio tutt’intorno è magnifico, campi coltivati, contadini che arano la terra con l’aratro e i buoi, donne che raccolgono il riso, case fatte di legno e paglia, recinti di bambù, cani e bestiame.
Il bus a fatica si arrampica su per le montagne, tra i tornanti e sull’asfalto distrutto. Passiamo vicino ad un fiume dove alcune donne fanno i panni mentre altre avvolte da un pareo fanno il bagno e si pettinano i lunghi capelli neri.
Finalmente arriviamo a Inle Lake, paghiamo la tassa d’ingresso per la città, e sempre in compagnia di Mourie troviamo un ostello e dividiamo il prezzo di una barca per fare un giro sul lago.
L’acqua del lago è pulita e trasparente ed è di un blu profondo e dal fondo del lago si vedono risalire numerose alghe marroni e verdi. Mentre la barca naviga intorno a noi nel cielo svolazzano tanti gabbiani che ci accompagnano per un tratto di strada. Incontriamo sulla nostra rotta tantissimi pescatori che pescano con delle grosse nasse coniche, per remare utilizzano un remo, lo mantengono con la mano e usano una gamba da perno per spingere.
La barca si ferma per farci vedere il floating market che però non è niente di che perchè è un tourist market e così diciamo al barcaiolo di portarci da un’altra parte.
Dove il lago non è profondo ci sono dei veri e propri villaggi, costruiti sulle palafitte. Tra le case ci sono dei paletti di bambù conficcati nell’acqua che indicano le vie del paese. Andiamo a visitare un tempio galleggiante dove i monaci fanno saltare i gatti attraverso degli anelli di plastica. Il tempio è interamente di legno ed è pieno zeppo di gatti, purtroppo però non potremo assistere a questo “spettacolo” perchè un virus a sterminato tutti i gatti saltatori e adesso i monaci stanno addestrando le nuove leve. Chiediamo a Mourie se lei sa perchè i monaci fanno saltare i gatti e lei ci dice che sul suo libro è scritto che i monaci lo fanno per impegnare il tempo! Mah..
La nostra piccola crociera sul lago è volta al termine e torniamo in città dove ci mettiamo a cercare il biglietto del bus per tornare a Yangon ma sembra che tutte le agenzie non abbiano più posto per il giorno dopo e per noi questo è un guaio perchè abbiamo un aereo da prendere per tornare a Bangkok, quindi dobbiamo per forza di cose trovare un biglietto per domani! Io e Paolo ci separiamo, uno gira a destra e l’altro a sinistra per chiedere a tutte le agenzie..dopo continui “no, non c’è posto”, sudata e rossa come un peperone torno verso l’ostello, preoccupata per come risolvere la situazione quando ecco che vedo spuntare Paolo in sella di una bicicletta e mi dice che ha risolto! Ha incontrato una signora che lo ha portato da una sua amica che ha un’agenzia un po’ nascosta e magicamente sono saltati fuori due posti per noi e poi la signora gli ha prestato la bici per venire a prendermi. Questa signora è una santa e ci ha davvero salvato!
Il giorno dopo rincontriamo la signora che ci ha aiutato a cercare il bus e facendo qualche chiacchiera ci accompagna fino al pick-up che ci porterà alla fermata del bus. Salutiamo il nostro angelo Birmano e saliamo sul pick-up che è gremito di donne che stanno tornado a casa dopo aver fatto il mercato a Inle. Sono donne che vivono in montagna e nonostante il caldo indossano una maglia di lana e avvolti sulla testa dei parei di cotone pesante coloratissimi. L’atmosfera sul pick-up è fantastica perchè nonostante non ci si capisca le donne ci offrono sorrisi e gallette di riso.
Prendiamo il nostro autobus e dopo 18 ore arriviamo a Yangon con le gambe gonfie e una stanchezza infernale, appena arrivati troviamo un ostello e ci buttiamo sul letto e ci sveglieremo solo per mangiare.
Il mattino seguente andando verso l’aeroporto il tassista attacca bottone con noi e ci fa un po’ da cicerone per le vie della sua città. Poi ci chiede se ci è piaciuta la Birmania e se ci torneremo..spera che le cose nel suo paese cambino per lui e per i turisti. E ci racconta un po’ di cose sul suo paese, per esempio: possedere un cellulare con relativo numero costa la bellezza di 2000 dollari, non si possono possedere moto perchè se ti vogliono sparare sei più difficile da prendere, è vietato usare il clacson pena multa esagerata, ci sono delle strade nuove di zecca dove però possono circolare solo quelli del governo, per un birmano il visto per l’italia costa 360 dollari mentre per gli USA 800 dollari (sempre che te lo diano), Yangon non è più la capitale, adesso ne hanno costruita una nuova da zero che è ovviamente blindata ai turisti e se lavori per il governo devi tassativamente traslocare..e così via ma purtroppo la nostra chiacchierata si è dovuta interrompere perchè siamo arrivati a destinazione. Salutiamo il tassista e paghiamo la tassa per uscire dalla Birmania. Il nostro volo è sulla pista e salutiamo la Birmania con un “Arrivederci”.
Per completezza di informazione… il tizio che soffia dentro una boule dell’acqua calda fino a farla scoppiare sono io!!!! Adesso mi sto specializzando in un nuova specialità… il concetto è sempre lo stesso ma per soffiare uso un’altra parte del corpo… che faticaccia!!!
Complimenti per testi e foto… davvero molto belle.
Vai Ragazzi!!!