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Dopo tanta fatica e costanza non si sa bene cosa sia successo ma le onde sono scomparse dall’isola di Bali. Sono giorni che speriamo in un alito di vento o in qualche swell decente ma niente da fare, quindi dato che la noia un po’ ha preso il sopravvento decidiamo di fare un giretto a nord dell’isola. Per la mia gioia e quella di Lek sveglia alle 5 del mattino per ritrovarci lungo la strada sulle moto e con gli zaini in spalla pronti per andare a Lovina.
E’ ancora buio e l’aria è anche un po’ troppo freschina. Sfrecciamo sul Bypass, meravigliosamente senza traffico e senza i fumi neri delle marmitte dei camion e in un’ora e venti arriviamo a Ubud. Se faceva fresco giù a Jimbaran qui a Ubud l’aria è ancora più fredda e a Paolo e a Luca si sono gelate le punta delle dita mentre io e Lek abbiamo le gambe come due ghiaccioli.
Così decidiamo di fermarci da qualche parte per fare colazione ma è ancora troppo presto perchè è tutto chiuso..e noi che già sognavamo cappuccino e cornetto (un desiderio un po’ troppo all’italiana forse).
Non ci resta che proseguire, così sfreghiamo un po’ le mani e ci soffiamo sopra, come quando è inverno. Luca si mette il pareo sotto la giacchetta, come se fosse un ciclista d’altri tempi, mentre io e Paolo ci mettiamo le felpe saltellando per scaldarci. Lasciamo alle spalle Ubud e iniziamo la salita verso i vulcani.
Il freddo aumenta e il desiderio di un caffé bollente o di un té caldo si fa sempre più forte e neanche a farlo apposta troviamo un baracchino che vende un po’ di tutto. Dietro una finestra lunga e stretta una signora vende verze, pannocchie, cuori di palma a pezzettini in bustine di plastica, detersivi e caffè! Fuori dal negozietto c’è un gallo che canta mentre si fa una passeggiata e diversi cani percorrono la strada abbaiando ai pochi passanti. Senza pensarci due volte ordiniamo caffé e té bollenti mentre quella santa donna di Lek estrae dalla borsa mezza torta alle mele che aveva preparato il giorno prima. Colazione perfetta, ottima torta e tazze calde per scaldare le mani mentre il sole inizia a spuntare tra le montagne e a intiepidire un po’ l’aria.
La strada verso Lovina è meravigliosa, campi coltivati, frutteti, orti, e risaie. I paesini che passiamo sono decisamente diversi da quelli che vediamo tutti i gironi, questa è una zona dove Bali è rimasta decisamente incontaminata e gli abitanti continuano a svolgere le loro attività di sempre.
La vista è splendida e l’aria è fresca e pulita, arriviamo in un punto dove si vedono perfettamente i vulcani con i loro crateri e il lago Danau Baturr ai piedi delle montagne. Le prime luci del giorno illuminano questi tre imponenti vulcani mentre un po’ di foschia li circonda.
Siamo vicini alla montagna sacra e lungo la strada incontriamo molte donne vestite con un abito da cerimonia che per 1000 rupie (0,7 centesimi di euro) ti benedicono. Portano un vassoio in mano con dei fiori, degli incensi e del riso. Come chiedi la benedizione con il fiore ti buttano addosso dell’acqua mentre recitano delle preghiere, poi ti appiccicano sulla fronte in mezzo agli occhi qualche chicco di riso. 15 secondi è gli dei sono con te!
La strada continua a salire mentre le temperature continuano a scendere, la vegetazione cambia e spesso ci sembra di essere dalle parti nostre, sulla Majella.
Finalmente dopo più di 3 ore di motorino e di freddo arriviamo a Lovina e subito ci sistemiamo in una guesthouse che conosce Luca.
Lovina è minuscola, niente di speciale, due piccole vie di ristoranti e negozietti. Questa piccola città è sul mare, qui la costa è di sabbia nera, ed è popolare perchè da qui si possono vedere i delfini.
Per le strade di Lovina ci sono pochissimi turisti e perciò ristoratori, guide e venditori si appiccicano a noi come api sul miele. Compra questo, fai un massaggio, domani ti porto a vedere i delfini, mangia qui..e bla, bla, bla..
Siamo tutti e 4 stravolti, stanchi per la levataccia e infreddoliti a dovere ma Luca ha in serbo per noi l’asso nella manica e ci propone di andare alle Hot Spring, le acque termali!
Così, dopo un piccolo sforzo fisico per rimettersi in sella alla moto, e dopo 16 km arriviamo alle Hot Spring Air Panas Banjar. Prezzo del biglietto 3000 rupie (0,20 centesimi di euro). Una volta queste acque termali erano solo per il re ora invece sono aperte al pubblico. Ci sono tre vasche di acqua calda, a tre temperature diverse. L’acqua cade a cascata da tante facce di pietra scolpite che rappresentano la divinità Naga. Bellissimo, dopo tutto il freddo accumulato durante la strada il bagno nelle acque calde termali ci voleva proprio. Le acque sono di colore verde e hanno un leggero odore di zolfo. E’ così rilassante mettersi sotto una della cascatelle: i muscoli si rilassano e le ossa si scaldano, niente male. Oltre a noi ci sono davvero tantissimi Indonesiani, famiglie intere che vengono a passare un paio d’ore alle terme.
Ceniamo in riva al mare, con un tonnetto e delle patatine fritte programmando l’escursione di domani mattina.