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Il viaggio per Siam Reap è abbastanza lungo e pesante, la strada è tutto un buco e il pullman è un ben scassato. Ogni tanto l’autista si ferma e scende con degli attrezzi per sistemare qualcosa che non va o per buttare dell’acqua per raffreddare non si sa bene quale parte del motore. Lungo la strada tanti villaggi e numerosi templi e tanti artigiani che costruiscono delle statue con rete e cemento raffiguranti animali o divinità. Queste statue sono più grandi di una persona e vengono dipinte con dei colori brillantissimi.
Finalmente arriviamo a Siam Reap, il nostro ostello è vicino ad una via che si chiama Bar Street..il nome dice tutto. Tutta questa zona ruota completamente sul turismo: ristornati, internet-point, chioschi, night club, super mercati aperti 24 ore su 24 e l’old market, che di vecchio non conserva niente perchè vende solo oggetti per turisti come riproduzioni del tempio, magliette con la bandiera della Cambogia, tele con dei Buddha disegnati etc. etc.
Cercando un posto per mangiare ne approfitto per chiedere a qualche agenzia quanto costa il biglietto dell’autobus per Bangkok e mentre faccio i miei giri un ragazzino di circa 12 anni ferma Paolo.
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Tag: siam reap
Phnom Penh
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Ci svegliamo presto e partiamo per la Cambogia. Il confine è molto vicino e per uscire dal Vietnam ed entrare in Cambogia ci mettiamo poco tempo. Risaliamo sul bus e ci rimettiamo in marcia verso la capitale. Il cielo è di un azzurro splendido, adorno di tante nuvole bianco latte così perfette che sembrano disegnate, in terra invece risaie di un verde brillante e qua e là qualche vacca che pascola. Passiamo diversi villaggi fino ad arrivare sulle sponde del Mekong, qui dobbiamo aspettare che arrivi la chiatta che caricherà tutte le macchine e gli autobus e che in pochi minuti ci porterà sull’altra sponda. Ci sono molti minibus e autobus in coda, i bussini sono stra carichi di persone e portano la gente anche sul tetto. Guardiamo fuori dal finestrino e vediamo molte donne e bambini che vendono cibo. Tutti indossano un cappello di paglia e sulla testa in perfetto equilibrio portano i piatti e i cesti con dentro il cibo: panini, gamberoni al vapore, uova sode, quaglie glassate, frutta, acqua e grandi insetti e tarantole fritte. C’è chi cammina tra le macchine e chi invece vende la propria merce stando seduto. Tra i venditori gironzolano diverse mucche che cercano di brucare qualcosa tra i cumuli di rifiuti.
Una volta arrivati sull’altra sponda dopo un’ora circa raggiungiamo Phnom Penh. Anche qui è un caos infernale, l’unica differenza è che in questa città nessuno suona il clacson, almeno le nostre orecchie riposano un po’. Appena scendiamo dall’autobus veniamo letteralmente assaliti dai tassisti che ci fanno mille domande: “dove vai? cerchi un hotel economico? veni con me! dove vi devo portare? di cosa avete bisogno?”. Continua a leggere Phnom Penh