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Tawau è una città di frontiera e come tute le città di frontiera dove sono stato non c’è molto da vedere ed è un casino. Troviamo alloggiamento in un posto quasi decente e ci prepariamo per andare a fare il visto. Al consolato ci chiedono 2 foto, 35 euro e la fotocopia di una carta di credito, così dopo 2 ore ci ritroviamo il visto sul passaporto, visto di 60 giorni ed estendibile! Andiamo a comprare il biglietto per partire domani in direzione Tararkan, la prima città dell’Indonesia.
Il giorno della partenza ci dirigiamo verso il porto per fare tutte le varie code tra immigrazione e altro e poi saliamo sulla barca. L’imbarcazione è abbastanza normale ovviamente gremita di gente. Come sempre non partiamo in orario e rimaniamo sulla barca ad aspettare non si sa che. Dalla barca mi fermo a guardare tutta la gente che ogni 20 secondi si affaccia per buttare in mare qualunque cosa. E’ impressionante vedere come a nessuno importi niente e con quale leggerezza utilizzino il mare come un’immensa pattumiera. L’acqua del porto è un letame, pieno di plastica, bottiglie, buste etc..etc..e in mezzo all’immondizia gallegiante c’è un tipo con la canna da pesca che cerca di prendersi il pranzo. Il porto è giusto dietro al mercato e quindi tutta la spazzatura che questo produce viene gettata in mare, sacchi di immondizia interi.
Credo che questa gente pensa che l’importante sia di non vedere davanti ai loro occhi l’immondizia, la gettano in mare così l’acqua la trasporterà su qualche altra spiaggia o qualche altro porto e il problema sarà di qualcun altro.
Dopo il disgusto nel vedere tutto questo macello partiamo e con un normale ritardo di un paio d’ore arriviamo in Indonesia. Attracchiamo al porto ma non direttamente sul molo ma in terza fila. Tra la nostra imbarcazione e il molo ci sono altre due barche e per raggiungere la terra ferma dobbiamo passare sulle altre navi.
Ci sono circa 3 metri tra le due barche ma nonostante ciò il capitano non sembra volersi avvicinare di più. L’equipaggio inizia a dire qualcosa in Indonesiano e la gente comincia a saltare da una barca all’altra, cominciano a volare valige e molti passano sulle cime che legano le barche l’un l’altra.
Non è una cosa semplice, il rischio di cadere in mare con tutto lo zaino c’è e non posso immaginare come faranno i vecchietti. Inoltre non si tratta di saltare una volta sola ma bensì due volte perchè appunto bisogna passare su altre due barche. Dopo 20 minuti di show da funamboli del circo delle funi di Mosca, Carlos si fa coraggio e salta dopo qualche timido tentativo..sano e salvo! Io ci metto un po’ più di tempo passando sopra una fune e meno male che qualcuno mi allunga una mano altrimenti sarei caduto!
Se ci fosse stata Valeria, con le sue gambette corte, sarebbe rimasta sulla barca e avrei dovuto prendere un gommone per farla sbarcare.
Passiamo la dogana e prendiamo un taxi per il centro dove dopo aver trovato un posto per la notte andiamo a comprare il biglietto aereo perchè da qui voleremo a Balikpapan e da Balikpapan a Palu.
…speriamo non vi facciano saltare da un aereo all’altro… in volo…
gambette corte e vertigini..forse solo con una gru ce l’avrei fatta!